Come ben si sa, il significato della parola forestiero ha un’origine lontana, sta ad indicare una persona non nativa del luogo o con origini non note.
L’accezione di forestiero non è riservata solo alle persone ma è estesa anche alle merci, i costumi, le usanze o i vocaboli non autoctoni.
Il riferimento alle foreste è assolutamente ovvio, le piccole comunità montane chiuse nella loro autonomia, ma molto più aperte di quanto ci si possa aspettare per la parte economica e culturale, erano formate da piccoli borghi abitati e tanti luoghi vissuti collegati da sentieri verso i quali si potevano raggiungere i luoghi funzionali alla vita, come i campi, le montagne o i pascoli.
Oltre a questi sentieri, e ai valichi alpini conosciuti da chi viveva la montagna o a chi segretamente faceva del bracconaggio o del contrabbando, c’erano le foreste, prive di qualsiasi conoscenza e controllo erano zona d’ombra inesplorate.
Le foreste oltre a questi spazi rappresentavano qualcosa di oscuro, non noto, carico di mistero e misticismo, zone dove sono nate tante leggende e da dove provenivano i predicatori, i cristiani, i furfanti, i senza terra e i misteri che hanno animato le credenze delle nostre comunità pagane.
Ed oggi che non ci sono più le foreste a separare le comunità e le fiere che le infestavano non sono altro che un ricordo lontano, ci chiediamo cosa significhi essere forestieri?
In una società fluida e omologata, la città è nelle foreste e le foreste sono nella città, non vi è più una netta separazione tra le 2 realtà. La colonizzazione e l’antropizzazione delle alpi ha fatto sì che luoghi prima inaccessibili attraverso la tecnica e la scienza siano diventate le mete della domenica e che i misteri dei pascoli innevati o degli irraggiungibili speroni di roccia fossero conosciuti.
Parallelamente le città in continua espansione hanno prodotto nei quartieri degradati e nei capannoni delle zone industriali dismesse zone grigie, inaccessibili e oscure, delle nuove foreste urbane.
Questo processo di scambio ha lasciato dietro di sé un vuoto, fatto di zone libere dove far crescere e sviluppare idee e pensieri.
Se i luoghi si sono scambiati immaginiamo che anche le persone lo siano, i forestieri, possono essere ovunque si voglia trovare uno spazio libero, privato del controllo e che, non solo per la propria conformazione, consenta di mantenere uno velo di mistero sia esso in un bosco sperduto che un anonimo appartamento nella giungla cittadina o una panchina tra le scale della metro.
E noi forestieri riconosciamo le foreste nei nostri cuori, nelle nostre emozioni e nelle nostre libertà che ci permettono di superare le paure e di respirare liberi al di fuori dell’ordinario noto e allo stesso tempo sono gli spazi sottratti al controllo oggi massimo e pervasivo.
Da questi luoghi irraggiungibili e infiniti possono arrivare le ventate che possono sconvolgere e alterare l’ordinario delle nostre vite.