“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.” Articolo 11 della costituzione; l’Italia ripudia la guerra: dovrebbe bastare ad impedire la vendita di armi ed il sostegno economico e militare a Paesi in guerra, colpevoli di “crimini contro l’umanità”, come l’Arabia Saudita in Yemen (ci si informi sull’attività degli stabilimenti RWM in Sadegna e sulle recenti mobilitazioni portuali a genova) e la Turchia, che da ormai molti giorni sta invadendo e bombardando la Siria, abusando del fatto che, nel nord-est, territorio del Rojava a maggioranza curda, è in corso da anni un progetto di rivoluzione civile e sociale basato sui principi di convivenza multietnica, egualitaria e concretamente democratica, che prende il nome di “Sistema Democratico Federale di Rojava-Siria del Nord”.
Dovrebbe bastare ma non basta, perché gli interessi del Capitale impongono costante espansione, impongono avanzamento oltre ogni sentimento, umanità, senso, oltre ogni vita. Non basta e infatti la seconda parte di questo bellissimo articolo spiega che “promuove le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”… Potrebbe essere questa la via per sostenere una guerra condotta da uno stato ricco e potente come la Turchia contro uno stato impotente e soprattutto una minoranza giustificandolo come chissà quale progetto politico-internazionale (ONU, NATO sono sulla carta organizzazioni a fin di pace). In realtà ci sono ben altre ragioni come quella del petrolio, come sempre, e poi al potere è sempre interessato più uniformare che concedere modi – e mondi- diversi di società.
Il punto è sapere che qualunque sia la forza politica al governo, c’è anche nel nostro Paese un apparato bellico-militare industriale che fa affari e si muove in maniera indipendente, con la tendenza a porsi al di sopra della “cosa pubblica” e bypassare il parlamento e anche le leggi costituzionali il cui valore viene evidentemente smentito dalla realtà dei fatti. Un esempio è quello della legge 185 del 1990 che disciplina il commercio delle armi e vieta la vendita a stati in guerra. Sarà per collezionismo che la Repubblica Italiana investe nella spesa militare 27 miliardi di euro l’anno cifra pari a 70 milioni al giorno?
Aziende come Iveco, Beretta, Oto Melara, Fincantieri, Selex ES, Piaggio Aerospace, Leonardo (ex Finmeccanica), Augusta Westland, RWM producono aerei militari, elicotteri, veicoli corazzati, bombe, cannoni, munizioni, radar, avionica, missili, artiglierie. La guerra – 36 se ne contano sparse per il mondo in atto in questo momento – non è mai finita, si è solo spostata.
E a giocarle, sulla pelle dei vinti, sono sempre le stesse forze.
Banche armate. Per quanto riguarda le banche i dati sulle transizioni in ambito di armamento sono di parziale tracciabilità, comunque anche se dichiarati genericamente raggiungono tra cosiddetti importi segnalati e non, valori di miliardi di euro annui. Un dato per quanto riguarda la Banca Valsabbina, banca armata attiva sul nostro territorio, è nel 2018 quello di un totale di più di 93 milioni di euro tra importi e importi accessori segnalati, tra cui una rilevante operazione da 25 milioni relativa alla fornitura di 19.675 bombe aeree della classe MK 80 da parte di RWM Italia all’Arabia Saudita. Come pubblicato dal sito ufficiale di disarmo.org la modalità di pubblicazione attuale dei dati relativi all’export militare non consente un concreto controllo da parte di parlamento e opinione pubblica su un argomento così delicato.
La guerra oggi come ieri è il terreno in cui le potenze dispiegano i surplus di forze economiche e tecnologiche, sono il campo di prova e sperimentazione di quello che poi viene trasferito in campo civile, in termini di controllo e repressione ma specialmente in campo chimico-farmaceutico, alimentare, industriale… etc etc. La maggior parte dei pesticidi e insetticidi prodotti da potentissime multinazionali nascono come armi chimiche tali e quali ora vengono utilizzati in campo agricolo. Armi per le forze dell’ordine, sistemi di controllo e vigilanza urbana ed extraurbana, droni per i censimenti della popolazione, telecamere di riconoscimento facciale, e chissà cosa ancora ci spetta.
da un romanzo più realista che visionario:
“WAR IS PEACE, FREEDOM IS SLAVERY, IGNORANCE IS STRENGHT.”
fonti:
disarmo.org
www.retekurdistan.it
www.banchearmate.it
Pernice Nera