Partigiani

La storia della resistenza è fatta di piccole storie di resistenza, uomini e donne che ebbero diversi motivi per trovarsi in una scelta di ribellione. Uomini e donne che andarono in montagna perché era l’unica via per fuggire da un dominio che avanzava imponendo sottomissione e miseria. Contadini e montanari non avevano chissà quale idea politica o fede ideologica, ma si trovarono di fronte alla possibilità a senso unico di tacere e collaborare con il regime. Molti giovani si diedero alla macchia perché chiamati all’arruolamento e trovarono sui monti la ragione di lottare per la libertà. Alcuni scelsero di salire e “unirsi ai partigiani”, altri lo fecero a modo proprio. Altri già coscientemente anarchici. Certamente ci furono esempi di donne combattenti e molte altre che fecero da intermediarie, fornendo il supporto fondamentale. Le ragioni furono diverse. Prima di tutto il ruolo fisico della montagna come territorio ostile e non domo alla dominazione. Le ragioni per cui la lotta ebbe questa attrazione si trovano anche nel ruolo simbolico della montagna, percepita come madre, simbolo di un ritorno alla natura e alla terra, richiamo della forza animale e selvaggia. Punto d’incontro di diversi significati pagani, atavicamente legati alle radici culturali della gente alpina nel valore della terra. Per molte donne questo richiamo poteva rappresentare qualcosa di innato: l’attività clandestina era supporto molto femminile da non confondere con debole o inferiore: donne che portarono in salvo feriti caricandoseli in spalla, trasportarono messaggi e munizioni o viveri, occultarono segreti oltre la tortura e la morte. Al contrario per la cultura alpina pre-cristiana la donna è la madre, la terra, origine e rifugio al tempo stesso, forza e saggezza. La montagna ben prima dei partigiani fu da sempre – e ancora è – rifugio di streghe, ribelli e refrattari.
Oggi che un sistema totalitario apparentemente in camice bianco piuttosto che in divisa – solo uno scambio di facciata – pretende collaborazione tecnologica dai governati, facendo intravedere non troppo futuri scenari di controlli sanitari a tampone o tracciamento costante tramite applicazioni smartphone e acquiescenza totale, chissà che andare in montagna tornerà ad essere la necessità?