Eccoci! Militari in dispiegamento, sistemi di controllo urbano integrati e tramite smartphone, droni in volo in cerca di anomalie nella perfezione tecnocratica: futuro distopico? No, realtà.
A dimostrazione di due cose principali: che non importa credere di abitare lontano dalle fonti dell’innovazione per pensare di poter respirare ancora un po’ di sana aria, e che, altro motivo per cui bisogna saper guardare lungo, i funzionamenti dello sviluppo sono frutto di forze convergenti e perciò tendono a una direzione. Questa direzione bisogna saper cogliere e anticipare attraverso il pensiero e l’osservazione, il ragionamento e il confronto, per capire come e in che senso agire, e in questo sta il pensiero-azione che caratterizza una libertà autentica.
Perciò, avevamo capito già da tempo in quale direzione fossero puntate le intenzioni del potere tecno-totalitario, con le sue forze propulsive cioè il capitale da manovrare e alimentare come un mostro divoratore e la tecnica, il controllo fine a sé stesso, che vestito di scienza sempre più pre-tende i suoi tentacoli di dominio verso ogni essere vivente. E’ all’interno di questo processo che si collocano gli Stati e tutte le altre forme di autorità necessarie al sostentamento del moloch distruttore.
Non finisce. Capirne i principi significa capire che non sarà nessuna ragione a mettere questo sistema su una via più ecologica o meno invasiva. Non sono stati i segnali di insopportazione da ogni angolo della Terra, non è l’accrescere di ogni forma di insanità tumorale dovuta al condurre vite sempre più alienate e artefatte, non sono i morti di tutte le guerre portate avanti lontano dalle città più green e pulite.
Non sarà ora che un virus, forse sfuggito dal controllo, mette a repentaglio il sistema sanitario per via di un organismo o particella o come lo si voglia chiamare non conosciuta (- non controllata-) dai microscopi, che questo sistema cambierà veramente qualcosa in un senso diverso da quello che lo contraddistingue.
Tale è il principio scientifico complice della volontà di dominazione, del poter plasmare ogni essere vivente e ogni cosa, che l’unica volontà “sanitaria” che i governi vogliono mettere in atto ora in questo clima di repressione totale, è proprio il controllo globale: tutte le popolazioni-nazioni unite, come recita la propaganda dei media (insieme ce la faremo, stiamo a casa, etc). Unite sotto il controllo di un organismo tecnico-automatizzato-canalizzato con spiragli sempre più stretti che aspira a governare se stesso. Le leggi sono incastrate chiaramente in maniera talmente perfetta che anche la negazione di ogni libertà naturale – prima di ogni idea di stato/ rappresentazione simbolica – sia giustificata nel rispetto delle “libertà costituzionali” che dovrebbero definire teoricamente i diritti essenziali. E quelle scientifiche, talmente astratte da rendere più sicuro lavorare in fabbrica in un ambiente spruzzato di disinfettanti biocidi piuttosto che farsi una passeggiata con unx amicx – altra cosa che non prende in causa nessuno e si fonda su una libertà negata dalla violenza statale, nuovamente. Ma non andiamo troppo in là.
Le misure di controllo estese e giustificate -guai a sollevare dubbi- hanno contemporaneamente sia la ragione di chiudere le porte ad un virus fuori controllo, sia quella intrinseca della direzione di cui sopra, ovvero sono determinate da un processo di strutturazione tecnocratica-informatica del sistema capitalista. Vale a dire che siamo di fronte ad una accelerazione del processo di integrazione tecnologica e di transizione dal mondo fisico a quello digitale e della vita online. Per esempio la dissoluzione del piccolo artigianato, piccoli negozi etc verso un controllo del commercio totalmente in mano ai colossi amazon e affini. In maniera più incisiva l’assorbimento online di tutta la burocrazia e le funzioni sociali, nell’interconnessione dell’individuo da identità a lavoro, conto in banca, carte di credito, occupazione, tasse e consumi, proprietà, e nella riduzione a queste. Che il virus abbia reale pericolosità o meno, quale miglior occasione per somministrare il vaccino dell’isolamento ad un substrato di perfetta obbedienza.
Dato che confindustria in ogni caso si è detta non ancora pronta ad abdicare alla produzione, e nonostante le ambizioni green di chi davanti, i fumi delle aziende continuano ad aleggiare e il via vai non si ferma (i camion viaggiano ancora più veloce sulle strade semivuote), sicuramente da una parte i problemi economici non riguardano solo i piccoli ma anche una buona fetta industriale. Se allora l’intenzione finale di questa emergenza non fosse quella di un vaccino di gregge (non essendo in teoria nemmeno possibile ottenere immunità ad un influenza) per risolvere la questione, mentre si ristruttura una parte consistente del sistema produttivo e di comunicazione-configurazione sociale, la cosa potrebbe finire in una lieta e graduale dimenticanza. Dai media potrebbero iniziare a piovere notizie più positive, un clima di rasserenamento riporterebbe piano piano la situazione ad una docile normalità.